Quando ci accusano di voler mummificare San Vito Lo Capo

È senz’altro vero che un boom di presenze nel territorio è in grado di portare del benessere, se ci limitiamo però a fare dei calcoli matematici.

Ma esso, d’altro canto, potrebbe comportare, nel tempo, la devastazione di un territorio troppo “pressato” rispetto alla sua capacità di far fronte ai bisogni richiesti dal numero di presenze in esponenziale aumento.

E non solo, potrebbe snaturare l’anima e le peculiarità di un luogo, il patrimonio culturale e sociale, eliminando per sempre proprio gli elementi che lo hanno reso unico, quelli ricercati dai turisti.

Dal punto di vista degli investitori i territori si equivalgono poiché vengono ricercate unicamente condizioni vantaggiose dal punto di vista economico, trascurando tutti gli altri elementi. 

Le parole crescita e benessere sono le parole più gettonate quando si parla di turismo. Eppure sembrano quasi stridere quando si parla di “sostenibilità”.

La nascita o il potenziamento di strutture e infrastrutture che necessitano per il transito e l’accessibilità dei turisti e la fruizione della vacanza, coinvolgono significativamente lo spazio geografico con immediate alterazioni di tipo paesistico, le meno reversibili, alle quali si aggiungono inquinamenti proporzionati allo stadio di sviluppo del fenomeno. 

Ed è proprio per rispondere a questo tipo di problemi che si è diffuso il concetto di turismo sostenibile. Ed è opinione diffusa nel mondo della scienza, dunque, che la programmazione di un turismo sostenibile sia l’unica chance per una cittadina che voglia investire nella salvaguardia dell’ambiente.

Su che cosa si fonda questo tanto citato “turismo sostenibile”?
Si fonda sulla UNICITÀ e sulla PARTICOLARITÀ delle attrattive turistiche.

Una alterazione di questi aspetti, infatti, comprometterebbe lo sviluppo dello stesso turismo. (Qui citiamo Andric, 1989; Calzoni, 1990; Grasselli, 1992). 

E San Vito gode di questi due elementi?
Si, lo gridiamo a gran voce!

È proprio la particolarità dell’offerta turistica – da contrapporre all’omologazione dei modelli industriali di turismo –  che fa scegliere San Vito come meta di soggiorno, come luogo ideale in cui ritornare ogni anno oppure vivere per sempre.

E quale sarebbe, concretamente, questa sua particolarità?

  • la particolarità ambientale prima di tutto: San Vito è una meta turistica scelta appositamente da chi sia attratto dalle caratteristiche naturali del territorio (riserve naturali orientate, falesie rocciose, distese di posidonia, aree archeologiche, cultura gastronomica). 

Queste unicità rischierebbero di venire “schiacciate” laddove si creasse un accesso frenetico e smodato nella località, avente lo scopo esclusivo di portare denaro e non quello di PROGRAMMARE, TARGETTIZZARE E FILTRARE i visitatori in base alla effettiva ricerca di queste particolarità;

 

  • la particolarità culturale: famiglie del luogo che, negli anni, si sono aperte all’accoglienza condividendo i propri usi e costumi con i visitatori;

 

  • la particolarità economica: attività commerciali diffuse, piccole e medie, a gestione diretta e mai modelli commerciali tipici del turismo industriale (grandi villaggi, resort, centri commerciali).

 

Quindi, riepilogando, facciamo turismo sostenibile quando rispettiamo la nostra stessa unicità, la particolarità dei nostri luoghi e dei nostri costumi.

 

Basta così poco a renderci sostenibili?

No. Vi è, infatti, un altro importantissimo aspetto che riguarda ogni ambiente naturale coinvolto in una prospettiva di crescita turistica: e cioè il “COSTO NON MONETARIO” di un incremento esponenziale delle presenze su un territorio.

“Un notevole effetto sulla località di destinazione è sicuramente il costo non monetario (ad esempio il degrado, l’inquinamento), non immediatamente percepibile, ma che può avere gravi ripercussioni nel lungo periodo”. 

E quali sarebbero queste ripercussioni future?

I benefici apportati dal turismo sono innegabili, da quelli economici a quelli sociali. Ma se si considera il modo in cui il settore si è sviluppato, è altrettanto vero che i danni ambientali e il depauperamento delle risorse sembrano essere di gran lunga più significativi delle conseguenze positive”. 

È dimostrato, infatti, come la scarsa attività di pianificazione abbia determinato una serie di impatti ambientali particolarmente negativi, quali:

– l’inquinamento “idrico”, quando il sistema ricettivo non dispone di un’adeguata rete di scarico delle acque reflue o di impianti di depurazione; 

– l’inquinamento “acustico”, determinato dal “rumore” provocato dagli ospiti presenti in eccesso e dai loro veicoli a motore (autovetture, motoscafi) e dalla presenza di specifici “luoghi” particolarmente attrattivi; 

– l’inquinamento “estetico”, dove i modelli e gli stili architettonici delle costruzioni destinate al turismo stridono con quelli caratterizzanti la località . (Lickorish e Jekins, 1997)

 

A ciò si aggiunga il fatto che la frequentazione eccessiva dell’ambiente naturale provoca un vero e proprio “smembramento ecologico” anche in spazi protetti, dove moltitudini di turisti in visita hanno compromesso vegetazione e fauna. (Andriola e Manente, Turismo durevole e Sviluppo Sostenibile: il quadro di riferimento italiano, 2000).

Unicità dell’offerta, quindi, ed analisi accurata dei costi non monetari gravanti sulla natura. Queste sono due parole chiave, ci dice la scienza, per affrontare con consapevolezza le scelte che ci riserva il futuro.

Per finire, pensiamo sempre alla nostra San Vito Lo Capo e al suo patrimonio naturalistico quando ci troviamo di fronte alla parola BENESSERE, e chiediamoci:

Quale “costo NON MONETARIO” la nostra costa dovrebbe sopportare a fronte di un (potenziale) immediato ritorno economico?

Quale futuro per la nostra natura se San Vito rinunciasse alle proprie UNICITA’ in cambio di una massificazione delle presenze, siano esse via terra o via mare?

 

La natura è la nostra più grande fonte di attrazione: valutiamo bene i rischi prima di metterla a disposizione di chi ci promette “benessere”.

 

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